Il Ministero della Salute ha ospitato un evento che potrebbe segnare una svolta nel modo in cui l’Italia affronta il tema dell’invecchiamento. Durante l’incontro, promosso da Age-It, un programma di ricerca guidato dall’Università di Firenze e finanziato dal PNRR, è stata presentata l’idea di istituire un Istituto italiano dedicato alla ricerca sull’invecchiamento. L’obiettivo è fare dell’Italia un “laboratorio” per sviluppare soluzioni innovative che non solo rispondano alla crisi demografica, ma ne invertano gli effetti.
Un divario da colmare
Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi più longevi al mondo e vanti una tradizione di eccellenza negli studi demografici, manca ancora un centro scientifico di riferimento per la raccolta e l’analisi dei dati, la prevenzione e la promozione di un invecchiamento attivo. Paesi come Francia, Germania, Portogallo e Canada dispongono già da tempo di istituzioni dedicate a questi temi, mentre negli Stati Uniti il National Institute on Aging (NIA) è un punto di riferimento internazionale da oltre mezzo secolo.
“Abbiamo immaginato di trasformare questa sfida in un’opportunità,” ha spiegato Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze. “È essenziale contrastare l’ageismo e ridare valore agli anni di vita che la scienza ci sta regalando. In una società sempre più anziana, non possiamo permetterci di considerare il futuro del Paese inutile.”
Il ruolo delle politiche pubbliche
Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha sottolineato i progressi già compiuti dal Governo, tra cui la recente Riforma in favore delle Persone Anziane. “Con questa riforma abbiamo riconosciuto i diritti di 14 milioni di anziani e avviato una programmazione di politiche nazionali più efficaci, con particolare attenzione ai più fragili. La creazione di un Istituto Italiano sull’Invecchiamento rappresenta un ulteriore passo avanti per affrontare la sfida demografica con una visione complessiva e attenta.”
Le aree di ricerca prioritare
Durante l’evento, dieci gruppi di lavoro, o Spoke, hanno presentato i risultati delle loro ricerche e le proposte per il futuro. Le aree di studio includono:
- Demografia: analisi dell’impatto della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sulle nascite, in relazione ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
- Intelligenza artificiale: utilizzo di algoritmi per prevedere i fattori di decadimento cognitivo.
- Impatto ambientale: studio dell’inquinamento sulle patologie neurologiche degli anziani.
- Mercato del lavoro: adattamento alle esigenze di un Paese con una popolazione giovanile in calo.
- Invecchiamento cellulare: sperimentazioni terapeutiche innovative.
- Sostenibilità previdenziale: proposte per garantire la tenuta del sistema pensionistico.
- Assistenza ai non autosufficienti: formazione e supporto per i caregiver, con attenzione alla loro salute psicologica.
Ulteriori ricerche si concentrano sulla dieta, l’esercizio fisico, la socializzazione e il controllo dei fattori di rischio vascolari, insieme a soluzioni per ripensare case e spazi urbani in ottica di accessibilità. Un altro contributo significativo è stato l’introduzione dell’indice di giustizia intergenerazionale, che valuta lo squilibrio tra i diversi gruppi sociali in Italia e in Europa.
Un futuro sostenibile per tutte le età
L’iniziativa punta a fare dell’Italia un modello di riferimento a livello internazionale, trasformando l’invecchiamento in una risorsa per l’intera società. Con una rete di oltre 800 ricercatori e più di 20 atenei coinvolti, Age-It rappresenta un esempio concreto di come la collaborazione tra università, centri di ricerca, aziende e istituzioni possa portare a risultati innovativi e sostenibili. La creazione di un Istituto italiano sull’invecchiamento potrebbe essere la chiave per affrontare la sfida demografica con una prospettiva nuova e positiva.