La Sardegna preistorica in Ogliastra trova una delle sue espressioni più affascinanti nel nuraghe Serbissi, abitato tra Bronzo antico e recente (XVII-X secolo a.C.), un luogo dove la storia millenaria e le bellezze naturali si incontrano in un matrimonio perfetto.
Si trova a quasi mille metri di altezza, in cima a uno dei Tacchi di Osini, a otto chilometri dal paese che domina con fierezza. Questo piccolo centro nel 1951 è stato distrutto da una terribile alluvione, il nuovo paese è stato ricostruito a un chilometro più a nord. Il paese fantasma, abbandonato dalla popolazione dopo il cataclisma naturale, merita certamente una visita.
Gode di un eccezionale dominio visivo sull’Ogliastra e sulle Barbagie. L’archeologo Giovanni Lilliu lo ha definito il più bello e importante della zona. È un raro esempio di architettura nuragica in altura e certamente, vista la posizione, si trattava di un punto di avvistamento.
Le basi del complesso poggiano direttamente sulla roccia utilizzata quasi come parte integrante della struttura muraria. La struttura, in ottimo stato, è composta da un nuraghe a quattro torri, un villaggio, la grotta, due tombe di giganti e, vicino, altri due nuraghi monotorre.
Il villaggio era composto da capanne circolari costruite con piccole pietre e assemblate con l’argilla. La grotta sottostante l’area archeologica venne utilizzata dagli stessi abitanti del nuraghe e delle capanne circostanti che, con molta probabilità, diedero un’organizzazione precisa ed importante alle diverse aree riparate della cavità.
Nella ultima fase di vita del villaggio, venne utilizzata probabilmente come magazzino per le scorte alimentari derivanti da attività pastorali, venatorie e agricole. Si accede alla grotta da due ingressi: uno nel versante di Gairo Taquisara e l’altro in quello di Osini.
Il nuraghe si trova in un luogo di rara suggestione, in mezzo a gole, dirupi e una macchia mediterranea rigogliosa: secondo una leggenda, san Giorgio vescovo, durante uno dei suoi viaggi nei paesi della diocesi, giunse ai piedi di questo altopiano. Non c’erano alternative, bisogna scalarlo oppure trovare un modo per aggirarlo.
A quel punto si affidò a una preghiera: subito dopo tra le pareti si aprì un varco strettissimo: da qui il nome del monumento naturale, la suggestiva Scala (o gola) di san Giorgio, cui è dedicata anche una chiesa campestre.
Nel fondovalle è possibile visitare una tomba dei giganti e i nuraghi Sanu e Orruttu, ubicati nella piana di Troculu, a breve distanza l’uno dall’altro.
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